Quando sono rimasta incinta, mi sono accorta subito che tutti, ma proprio tutti, non vedevano l’ora di donarmi i loro consigli.
Anche se non li avevo chiesti, anche se non eravamo tanto in confidenza, anche se erano perfetti sconosciuti incontrati per strada.
Sembrava che chiunque sapesse sempre cosa fosse meglio per me e come fosse giusto che mi sentissi.
Quando il mio bambino è nato, tutta questa necessità di elargire consigli non richiesti si è addirittura amplificata.
Dovendo ricorrere per ovvie ragioni alla diplomazia, ho fatto ciò che mi viene bene; ho aperto il mio computer e ho dato vita a Manuale di Sopravvivenza alla Gravidanza.
Ho raccolto tutti i consigli non richiesti raccontandoli con ironia e sarcasmo perché, molto spesso, l’arma migliore per stemperare il fastidio è una sana risata.
Ho vagliato con cura tutti i temi: dal concepimento al peso della madre, dal sesso del nascituro alla scelta del nome senza tralasciare il parto e la presenza di suoceri e parenti.
Il mio desiderio era che il mio volumetto potesse regalare tante risate a tutte le puerpere e alle neomamme.
Sono sicura che ciò che ho scritto accomuna un’alta percentuale di donne e credo fermamente che condividere ilarità sia sempre positivo per l’esistenza di chiunque.
È anche il libro che porta con sé dei ricordi molto dolci.
Nulla o poco si sa della stesura e di cosa accade quando un autore o un’autrice danno vita al processo creativo e tamburellano con le proprie dita sulla tastiera di un computer.
Manuale di Sopravvivenza alla Gravidanza lo ricorderò per sempre per essere stato creato in pomeriggi invernali, sedevo alla mia scrivania mentre accanto a me c’era la culletta in cui riposava il mio bimbo. Dormiva beato al suono dei tasti che davano forma ad un mondo scritto.
Questo libro rappresenta anche il mio lascito per lui.
È il racconto di un tempo di cui mai avrà memoria, ma che non sarebbe esistito se lui non ci fosse stato.
A lui va il mio più grande grazie.
Buona lettura.